🌿Da Cannavò a Pavigliana🌿
In una luminosa giornata di primavera, il CAI di Reggio Calabria ha guidato un’escursione botanica nel cuore dell’Aspromonte, lungo un tratto affascinante del fiume Calopinace, da Cannavò a Pavigliana.
Un cammino lento, consapevole, pensato per osservare da vicino il risveglio della natura.
Ad accompagnarci, le esperte Elisabetta e Valentina, che ci hanno introdotto al mondo delle piante, delle erbe e dei fiori di questa terra aspra e generosa, parlando di specie autoctone, invasive e alimurgiche, e dei loro usi, storie e significati.
Attraversando ambienti fluviali, collinari e rurali, abbiamo riscoperto il valore dell’osservazione e della meraviglia, tra silenzi condivisi, profumi leggeri e insegnamenti antichi.

Sabato mattina, il sole di aprile filtrava tra le nuvole leggere e l’aria fresca profumava di terra bagnata e promesse di primavera. Alle 8:30 ci siamo ritrovati, puntuali e sorridenti, al parcheggio di Cannavò. Lo scambio dei primi saluti, gli zaini ben stretti alle spalle, e subito si è respirata quella speciale atmosfera che accompagna ogni cammino condiviso: silenziosa attesa, curiosità, voglia di esplorare.
Dopo aver lasciato le auto, abbiamo preso il sentiero che risale il torrente Calopinace, immerso in una natura che già mostrava i primi segni del risveglio stagionale. I passi hanno cominciato a seguire il ritmo dell’acqua e il battito tranquillo della montagna.
Il trekking si è svolto con calma, con pause frequenti che non erano solo momenti di riposo, ma vere e proprie finestre sul paesaggio botanico che ci circondava. In ogni tappa, Elisabetta e Valentina, con straordinaria passione e competenza, ci hanno guidati in un viaggio parallelo, invisibile agli occhi distratti: quello delle piante, delle erbe e dei fiori che popolano queste terre.
Con parole semplici e precise, ci hanno raccontato di foglie, profumi, antichi usi e significati. Hanno dato voce alla vegetazione, trasformando ogni ciuffo verde lungo il sentiero in una storia, ogni fiore in un simbolo, ogni arbusto in una testimonianza di resistenza e adattamento.
È stato un cammino non solo nel paesaggio aspromontano, ma anche dentro un mondo fatto di dettagli minuscoli, spesso trascurati, che grazie alle nostre guide sono diventati protagonisti.
L’escursione si è trasformata in un’esperienza di ascolto e meraviglia. In quel tratto di Aspromonte, dove la natura si fa più intima e il tempo sembra rallentare, abbiamo riscoperto quanto sia prezioso il passo lento, lo sguardo attento, e la condivisione vera.




Prima di arrivare a Pavigliana, il sentiero si è fatto più ripido, più stretto, con tratti scoscesi che correvano accanto a piccoli strapiombi, dove il vuoto si apriva tra le rocce e le valli sottostanti. La fatica si è fatta sentire nei muscoli, ma anche questo faceva parte del viaggio: affrontare la montagna con rispetto, passo dopo passo, fidandoci l’uno dell’altro.
Anche la flora cambiava volto. Le piante diventavano più rade, più forti, modellate dal vento e dalla pendenza, ma non per questo meno affascinanti. Con la stessa cura e la stessa passione, Valentina ed Elisabetta ci hanno continuato a guidare in quell’universo verde che ai più era sconosciuto. Ogni nuova specie era una porta che si apriva, un invito a conoscere più a fondo la terra che stavamo attraversando.
Quando siamo giunti nei pressi di Pavigliana, stanchi ma con gli occhi ancora pieni di bellezza, ci aspettava il pullman per rientrare alle auto lasciate a Cannavò. Ma il cammino non era ancora finito.
Durante il viaggio, il silenzio assorto del gruppo è stato dolcemente interrotto dalla voce di Giuseppe, uno dei soci del CAI, che ha letto ad alta voce alcuni passi di “Lacrime sull’Aspromonte”, un libro che porta la mia firma, ma che è anche un omaggio collettivo a queste montagne e alle storie che custodiscono.
Quelle parole, lette tra i sedili di un pullman in movimento, hanno attraversato i cuori come un’eco dei passi appena compiuti. C’era emozione, gratitudine, forse anche una lieve malinconia, come accade alla fine di ogni viaggio che lascia il segno.
In quel momento, qualcosa ci ha unito ancora di più: la consapevolezza che l’Aspromonte non è solo un luogo da attraversare, ma una voce da ascoltare, un sentimento da portare con sé.
