Punta d’ato’

Escursione del 22 maggio 2022 a punta D’Atò (Roccaforte del Greco). 14km circa, 680m di dislivello.

Il 22 maggio 2022 è stata una giornata intensa, trascorsa tra meraviglia e riflessione nelle terre selvagge dell’Aspromonte. La meta era Punta D’Atò, una cima che domina un paesaggio di rara bellezza, ma che porta anche i segni delle ferite inferte dall’uomo. Questa escursione ci ha permesso di vivere la natura in tutta la sua grandezza, ma anche di confrontarci con la desolazione lasciata dagli incendi dolosi.

L’itinerario e la desolazione degli incendi

Il percorso, lungo circa 14 km e con un dislivello di 680 metri, ci ha condotti inizialmente attraverso un bosco rigoglioso di querce e castagni. L’aria fresca del mattino e il profumo della vegetazione mediterranea ci hanno accompagnato per buona parte del cammino iniziale. Ma a un certo punto, la natura lussureggiante ha lasciato spazio a uno spettacolo triste e desolante.

Intere aree del bosco erano state devastate dagli incendi. Gli alberi, un tempo maestosi, si presentavano come scheletri carbonizzati, immobili e silenziosi testimoni di una distruzione che sembrava quasi irreale. Intorno, il terreno era spoglio e scuro, punteggiato da piccoli arbusti che tentavano timidamente di riprendersi. Camminare in mezzo a questi resti era un’esperienza che toccava il cuore, un monito visibile e tangibile della fragilità del nostro ambiente e dell’impatto devastante che l’uomo può avere su di esso.

Questi alberi, che avrebbero dovuto offrire ombra e riparo, sembravano raccontare una storia di abbandono e sofferenza. La vista di quel paesaggio spoglio e desolato, interrotto qua e là da segni di vita che cercavano di ricrescere, ci ha fatto riflettere profondamente su quanto sia importante proteggere queste terre, non solo per il loro valore paesaggistico, ma per la loro anima, così strettamente legata alla cultura e alla storia del nostro territorio.

La salita a Punta D’Atò

Superata questa zona desolata, il sentiero ha iniziato a salire verso Punta D’Atò. La fatica della salita era accompagnata da un paesaggio che lentamente tornava a mostrare la sua bellezza selvaggia: rocce maestose, cespugli di ginestra in fiore e il profilo della cima che si stagliava contro il cielo azzurro.

Raggiunta la vetta, la vista ha ripagato ogni sforzo. Da Punta D’Atò si domina un panorama vastissimo: le vallate verdissime dell’Aspromonte, le gole scavate dai torrenti e, in lontananza, la costa ionica. È stato un momento di pura meraviglia, un’esperienza che ci ha ricordato quanto questa terra sappia essere generosa nonostante tutto.

Il pranzo a Zumbello

Dopo una pausa in vetta, durante la quale abbiamo assaporato la pace e la bellezza del luogo, abbiamo iniziato la discesa verso Zumbello, una piccola località che offre una struttura attrezzata per il bivacco. Qui ci siamo fermati per il pranzo, condividendo cibo e racconti in un’atmosfera conviviale.

La struttura, semplice ma accogliente, era perfetta per riposarci dopo la fatica del cammino. Abbiamo mangiato circondati dalla natura, con il suono del vento tra gli alberi e il cinguettio degli uccelli che ci facevano compagnia. È stato un momento di ristoro fisico e mentale, un’opportunità per apprezzare ancora di più la bellezza della montagna.

La via del ritorno

Dopo il pranzo, abbiamo ripreso il cammino verso il punto di partenza. La discesa, più agevole ma non priva di attenzione, ci ha offerto la possibilità di osservare il paesaggio con occhi nuovi. Il sole del pomeriggio illuminava le colline con una luce calda, quasi dorata, che dava una nuova vita ai panorami.

Durante il ritorno, i pensieri tornavano spesso a quei boschi devastati dagli incendi. Lungo il cammino abbiamo incontrato piccoli segni di rinascita: giovani alberelli, arbusti verdi che sfidavano il terreno arido, e il canto degli uccelli che sembrava voler riempire quel vuoto di vita.

Una giornata di meraviglia e riflessione

L’escursione si è conclusa con il cuore pieno di emozioni contrastanti. Da un lato, la bellezza mozzafiato dell’Aspromonte e l’esperienza unica di camminare in un luogo così ricco di storia e natura. Dall’altro, la triste consapevolezza delle ferite che questa terra ha subito.

Questa giornata è stata un invito a riflettere sull’importanza di proteggere il nostro patrimonio naturale. Gli alberi scheletrici di Punta D’Atò sono un monito che ci ricorda quanto sia fragile la bellezza di questi luoghi e quanto sia nostro dovere preservarla.

L’Aspromonte, con la sua anima resiliente, ci insegna che, nonostante tutto, la natura ha una straordinaria capacità di rigenerarsi. Ma il nostro impegno è fondamentale per far sì che questa rinascita sia possibile. Una lezione preziosa che porteremo con noi ogni volta che torneremo su questi sentieri.

© 2024 – 2025 Pino Neri. Tutti i diritti riservati